Lunedì - XXXIII settimana del Tempo Ordinario

Letture: 1Mac 1,10-15.41-43.54-57.62-64 / Sal 118 / Lc 18,35-43


REAZIONE



All'indomani dell'invito a non avere paura (cf Vangelo di ieri), l'Antico e il Nuovo testamento che la liturgia oggi ci fa ascoltare sono un'occasione per valutare attentamente la nostra capacità di reazione di fronte ai tempi e alle occasioni della vita.Durante l'Ellenismo, quando la civiltà greca si era diffusa in tutto il mediterraneo, Israele sente ancora una volta vacillare il proprio assetto civile e religioso nel confronto con «le istituzioni dei pagani» (1Mac 1,13). E' la tentazione ricorrente per il popolo eletto: servire altri dei, lasciandosi sedurre e incantare dal fascino immediato di nuove e più seducenti forme religiose, di fronte alle quali appare improvvisamente povera la spiritualità ricevuta dai padri: «Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali» (1Mac 1,11). 

Sempre il confronto con la diversità mette in luce quella «radice perversa» (1Mac 1,10) che non pensavamo di avere nella nostra terra, e fa nascere dalla nostra volontà inaspettati «figli empi» (1Mac 1,11), cioè scelte e decisioni che ai nostri occhi sono un «ottimo ragionamento» (1Mac 1,12), mentre in realtà diventano occasioni con cui sacrifichiamo «agli idoli» e profaniamo «il sabato» (1Mac 1,43) che Dio ci ha donato. Questo deriva umana e religiosa può talvolta assumere i contorni di un fenomeno collettivo, diventando costume e prassi sociale: «Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari e bruciavano incenso sulle porte delle case e delle piazza. Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco» (1Mac 1,54-56).

Tuttavia, anche quando l'idolatria si consuma dentro il nostro cuore e davanti ai nostri occhi, resta in noi una moltitudine di risorse buone che ci danno la possibilità di vivere e, eventualmente, morire per rimanere fedeli a noi stessi e a quel Dio che abbiamo incontrato. Così  «molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi immondo e preferirono morire pur di non contaminarsi» (1Mac 1,62-63). 


Anche il cieco di «Gerico» pur essendo «seduto» (Lc 18,35) e inchiodato al suo male trova la capacità di reagire quando sente che «Passa Gesù il Nazareno!» (Lc 18,36). Non è facile; tutto attorno lo intima a non continuare, a non uscire dal protocollo formale di una vita rassegnata. Ma egli «continuava ancora più forte» ad emettere il grido del suo bisogno: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!» (Lc 18,39).


Anche noi, cristiani stanchi dell'ultima ora, siamo quotidianamente a contatto con un mondo autoreferenziale, che ha smarrito ogni traccia della sua dipendenza filiale da Dio. A questo fastidioso pressing si aggiunge il peso di quei limiti e di quelle situazioni dolorose che, da tempo, ci costringono a restare fermi sul ciglio della strada, guardando con tristezza la vita che scorre e gli altri che – almeno in apparenza –  sembrano camminare.


Possiamo reagire! Anzi dobbiamo farlo. Perché alcuni condizionamenti sulla nostra vita ci sono e non li possiamo né reprimere né rimuovere. Dobbiamo semplicemente (!) introdurli nello spazio sacro della nostra coscienza e combatterli con mitezza e fedeltà.


Uno alla volta, senza stancarci.


Commenti

Anonimo ha detto…
perchè deve essere tutto così difficile?...perchè fare la cosa giusta,essere figli di Dio deve essere così complicato e incomprensibile agli occhi di molti,anche e soprattutto di quelli che ti stanno più vicino e che ti amano?..abbiamo veramente bisogno di confidare solo in Lui...
Teresa
Anonimo ha detto…
SEDUTI
Scrivania d'ufficio a parte, ho sperimentato e sperimento più modi di stare seduta:
- al termine di una giornata impegnativa, per gustare un po' di riposo nell'intimità della mia casa
- quando la stanchezza ha origini e motivi diversi, ma conservo la fiducia nella Parola del Signore che ha promesso che "ci farà accomodare e passerà personalmente a servirci" e Gli chiedo un assaggio di compagnia e l'accudimento nel mio bisogno
Ma ci sono circostanze in cui mi ritrovo buttata lì, a mo' di straccio e con scarsa capacità di reazione ...
Grazie Signore, perché non ti stanchi di "passare e fermarti" (Lc 18,37.40) presso di noi per ascoltare e dare vita. E per come sai darci buona sveglia anche solo attraverso le immagini in tempo reale del TG, che ci presentano le difficoltà oggettive e concretissime di tanti Tuoi figli, già poveri e provati dalla quotidianità di una vita donata/assegnata nel Bangladesh. Perdonami Signore, mi vergogno ...
chiara2
Anonimo ha detto…
Ieri ho partecipato con alcuni Gifrini agli esercizi spirituali in Sant'Ambrogio ed anche la meditazione che ci è stata stimolata (in relazione ad un brano dagli Atti degli Apostoli) verteva sul "reagire".

Siamo stati sollecitati a "non lasciarci abbattere dagli ostacoli e delusioni della Vita" ma a perseverare mettendo al servizio di Dio la nostra Vita.

Mi accorgo però come la mia generazione ed ancora più quelle più giovani non siano affatto pronte ad affrontare gli ostacoli ma anzi si lasciano abbattere anche dalle difficoltà o delusioni più banali perdendo di vista il senso della realtà e dimenticando i valori per i quali vale la pena di combattere.

Prego quindi per me e per tutte le nuove generazioni affinchè la nostra Vita sia basata su una fede semplice ma salda, su poche ma importanti certezze per imparare a non distogliere mai lo sguardo da colui che ci ha donato la Vita e dagli insegnamenti che ci ha lasciato in eredità.

Mimmo