Santi angeli custodi

Letture: Es 23,20-23 / Sal 90 / Mt 18,1-5.10

CUSTODITI



La Tradizione della chiesa e le Scritture Sacre ci invitano oggi a fare memoria degli angeli, premurosi compagni celesti che Dio ha donato all’uomo come sostegno nel suo esodo in questo mondo: «Io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino» (Es 23,30).


Siamo sempre inclini a visualizzare i doni del Signore come una specie di forza supplementare, che potenzia quelle energie e quell’impegno che quotidianamente profondiamo per vivere al meglio. Segnati da un peccato che ci porta ad avere una costante antipatia per i lineamenti della nostra umanità, coltiviamo un’immagine di noi stessi «più grande» (Mt 18,1) di quella reale. Questo sforzo ci appare necessario e proficuo.


Pensando agli angeli come puri spiriti che intervengono a nostro favore, non possiamo allora che immaginarli come potenze libere da quei condizionamenti che ci infastidiscono e di cui facciamo feriale esperienza.


La parola del Vangelo corregge questa aspettativa, indicandoci la presenza angelica come qualcosa di semplice e di piccolo. Ai discepoli che domandano: «Chi è il più grande nel regno dei cieli?» (Mt 18,1), il Maestro Gesù risponde prendendo un «bambino» e affermando: «il mio nome è in lui» (Es 23,21).


Gli angeli che custodiscono il nostro cammino assomigliano più ad un bimbo che ad un muscoloso bodyguard, perché la loro missione consiste proprio nel difendere e sostenere quel cucciolo che è dentro di noi. Il senso del nostro esodo infatti non è diventare più grandi degli altri, ma figli come gli altri e, quindi, loro fratelli.


Questo cammino è una lenta e faticosa accettazione di noi stessi e degli altri, che conosce molte ribellioni e cadute. L’ostacolo principale in questo itinerario è una certa difficoltà ad accogliere e a lasciarci accogliere. Invece i bambini sono maestri di accoglienza, infatti esistono solo se qualcuno si accorge di loro e gli dona attenzione: «E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me» (Mt 18,5). Non contano nulla i bambini, sono puro dono che si offre al riconoscimento e all’accoglienza; per questo «i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre» (Mt 18,10): perché anche Dio è puro dono, che chiede di essere riconosciuto e accolto.


Diventare «piccolo» come un «bambino» (Mt 18,4) è il cammino che l’uomo deve compiere per maturare quell’immagine divina che porta con sé. «Chi accoglie» (Mt 18,5) la piccolezza, sembra dire il Signore Gesù, impara ad accoglier se stesso nel delicato segno del limite.


Gli angeli custodiscono e accompagnano proprio questa parte piccola che è in noi. La proteggono dai dubbi e dal sospetto di essere poca cosa, impedendole di ricominciare a giocare a chi è «il più grande» (Mt 18,1), radice di ogni violenza e sopraffazione dell’altro.


Non sappiamo quale sia il loro aspetto. Ignoriamo il nome e il modo con cui esercitano il loro prezioso ufficio nei nostri confronti. Ciò nondimeno crediamo che, anche grazie alla loro compagnia e alla loro guida, ogni giorno camminiamo sicuri verso il «luogo» che il Signore ha «preparato» (Es 23,30) per la sua e la nostra gioia.


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