Matrimonio di Katia & Giacomo

Chiesa di S. Massimiliano Kolbe, Varese


Letture: Gen 2,18-24 / Sal 8 / Ef 5,1-2a.21-33 / Mt 6,25-34


ALLEATI NEL SIGNORE


Katia e Giacomo si sposano. Lo fanno davanti al Dio di Gesù, celebrando una liturgia e un sacramento della Chiesa cattolica. Un simile evento, nel passato, era una scelta ovvia e scontata. Oggi non lo è più. Il numero dei matrimoni è ormai in caduta libera, almeno quassù nel nostro nord Italia, vivace e frenetico. Qualcuno dice che è in crisi il matrimonio cristiano. Personalmente credo che la crisi si collochi ad un altro livello. Sta venendo meno la fiducia nell’amore. Non si crede più nella possibilità stessa di amarsi per tutta la vita, vivere insieme, mettere al mondo dei figli. Sembra troppo pericoloso. Così ci si avventura a piccoli passi, lasciando una porta aperta per tornare indietro. Dal momento che la scelta di questi due giovani appare insolita e sembra coraggiosa, credo che ci convenga fermarci un attimo, per contemplarla insieme, cercando di assaporarne il significato.


Katia e Giacomo non hanno scelto di venire in chiesa per ‘regolarizzare’ la loro situazione, né per arricchire con una bella cerimonia la storia del loro amore. La voglia di farlo gli è venuta ascoltando il Vangelo, e riscoprendo la bellezza e la verità di questo rito, che non è affatto un talismano contro gli imprevisti della vita, ma un modo di incarnare maggiormente il loro amore davanti a Doi e al mondo. Katia e Giacomo non hanno scelto di sposarsi in chiesa, ma nel Signore, quel Signore che è tornato ad essere una guida e una luce per il loro cammino.


Perché Katia e Giacomo si sposano? Qual è il significato profondo del passo che stanno compiendo?



Alleati

Il testo della Genesi che abbiamo ascoltato è un racconto di rara bellezza, estremamente ricco e plastico. L’affermazione centrale che esso contiene è che l’uomo è davvero tale quando ha di fronte a sé un corrispondente, un partner, un altro da sé: e la grande e fondamentale alterità per l’uomo è costituita dalla donna.


Dio trova che l’uomo non è fatto per essere solo, ma è uomo veramente quando è in relazione. Infatti, dice il Signore, «non è bene che l’uomo sia solo». Non è la solitudine il progetto di Dio per noi, anche se a volta ci capita di doverla vivere, magari anche per lungo tempo. In forma più prosaica e moderna noi oggi diremmo che ogni uomo porta dentro di sé il bisogno di amare e di essere amato. Un bisogno immenso! Sta scritto nel libro del Qoelet: «Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Infatti, se vengono a cadere, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se due dormono insieme, si possono riscaldare; ma uno solo come fa a riscaldarsi?» (Qo 4,9-11).


Per evitare il rischio della solitudine Dio dona all’uomo «un aiuto che gli sia simile». Le parole ebraiche con cui l’autore esprime questo indispensabile compagnia sono: ‘ezer kenegdo, un’espressione che può essere tradotta in modi diversi: sostegno di fronte a lui, partner simile a lui, aiuto corrispondente, qualcuno come lui che lo aiuti.


La tradizione rabbinica sottolinea un’altra sfumatura traducendo: aiuto contro di lui. Sembra un’espressione maldestra e invece nasconde una profonda verità: l’alterità uomo-donna porta con sé una conflittualità, una differenza che crea tensione. L’uomo e la donna sono posti originariamente a favore l’uno per l’altro, ma anche contro. Questa conflittualità innata va accettata a vissuta, perché apre al cammino dell’amore, nel quale si impara ad accogliere l’altro e a donare se stesso. L’altro può essere il paradiso per me, oppure l’inferno, come Sartre ha causticamente fatto notare.


Quanto è scritto in questa pagina antica e sacra è successo a Katia e Giacomo: si sono incontrati, piaciuti, innamorati. Piano piano hanno riconosciuto l’uno nell’altro un vero e proprio alleato per affrontare il viaggio della vita. Ma questo riconoscimento non è stato automatico o privo di difficoltà; lungo il cammino hanno si sono accorti che la loro alleanza è un dono stupendo e fragile affidato alla loro libertà.



Alleati nel mondo

Cercando insieme la felicità nello spazio della loro relazione, Katia e Giacomo si sono accorti che il loro amore non era un fatto privato. Esperienze come lo scoutismo, insieme alle scelte di studio e di lavoro li hanno aiutati a collocare la loro relazione in una più ampia trama di rapporti con gli altri e con la natura.


Tutto ciò li ha condotti alla scoperta che le cose più importanti della vita non ce le diamo da soli, perché sono un dono. È quanto insegna Gesù nel bellissimo Vangelo di Matteo: «Chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?».


Scoprendo che non era farina del loro sacco, Katia e Giacomo hanno capito che dovevano mettere il loro amore a servizio di quel grande sogno che il Maestro Gesù chiamava «il regno di Dio e la sua giustizia». Anche per questo hanno deciso di rendere pubblica la loro gioia e il loro amore. Non hanno pensato che fossero ‘fatti loro’ sposarsi, ma hanno riconosciuto che questo dono doveva essere riconosciuto e celebrato davanti alla comunità e al mondo. Ciò è molto distante dalla mentalità di oggi che ritiene che due, quando vogliono, possono andare a vivere assieme perché il loro amore è un fatto assolutamente privato, la comunità non c’entra, il paese non c’entra, gli altri ancor meno.


Sposarsi nel Signore significa spalancarsi al mondo, impegnandosi a costruire una società più giusta e pacifica. Il matrimonio non è un nido protettivo, ma una casa aperta, capace di accogliere: gli amici che verranno, i figli che il Signore può donare, le gioie e i dolori della vita. Non ci si sposa per sistemarsi, ma per cambiare il mondo. E il mondo si cambia attraverso l’amore. Due sposi cristiani, attraverso il loro amore, accettano di dare una mano a Dio per portare avanti la salvezza del mondo.



Alleati nel Signore

Dopo aver scoperto che il loro amore era un dono, è accaduto l’imprevisto. Katia e Giacomo hanno rintracciato il marchio di fabbrica del loro amore; si sono accorti che la fonte del loro volersi bene era il Dio di Gesù, un Dio che ci ama di un amore libero e adulto. Serviva un testo che annunciasse questa scoperta e questo mistero; l’abbiamo trovato nella lettera di san Paolo agli Efesini, una delle pagine più belle e difficili di tutto il Nuovo Testamento.


È un testo che in genere irrita le donne e fa sorridere gli uomini. Purtroppo Paolo parla da uomo del suo tempo, perciò quando dice: «Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore», dice una cosa ovvia, perché il mondo antico non aveva una grande opinione delle donne.


La parte rivoluzionaria di questo testo viene subito dopo, quando l’apostolo comanda ai mariti di amare le mogli. Ecco la novità cristiana: Paolo stabilisce un legame tra amore e matrimonio. Di più: afferma che due persone che si amano e si sposano diventano un segno di quel grandissimo mistero che è l’amore di Cristo per l’umanità.


Il matrimonio cristiano è esattamente questo: due persone che scelgono di amarsi come ama Dio, cercando continuamente in lui la misura dell’amore. Senza eroismi, con umiltà, giorno dopo giorno. Senza paura di pregare insieme, di chiedere a Dio la forza, il coraggio, la passione per ricominciare ogni giorno a volersi bene. Fiduciosi che Dio non abbandona chi ha accettato di fargli da cartello pubblicitario. Per questo l’amore cristiano riceve e diventa un sacramento. Guardando ad una coppia che si ama e cammina insieme, la comunità riconosce un segno di quell’amore infinito che Dio ha per ogni uomo. Che bello!


Due sposi nel Signore scelgono di poter attingere a Dio come fonte dell'amore e si rendono conto di non essere l’uno per l’altro la fonte della felicita, ma di poterla cercare insieme, come compagni di viaggio, per sempre. Fino ad arrivare un giorno a dirsi: grazie, perché insieme a te ho imparato un po’ ad amare.


Grazie, allora, Katia e Giacomo. Voi oggi siete per noi una bellissima notizia! Attraverso di voi il Signore invita noi tutti a tornare ad essere profeti del suo amore, a continuare ad amare. Qualunque sia il nostro passato o il nostro presente, tutti possiamo sempre essere un segno dell'amore di Dio, con la nostra gioia, con il nostro dolore. Nella croce del Signore c'è il riscatto per ogni storia d'amore!


Non ci resta che lasciare a voi l’ultima parola. Parlateci voi ora del vostro amore. Diteci perché avete deciso di sposarvi nel Signore.

Essere pienamente l’uno per l’altro
accogliendoci e prendendoci cura di noi stessi nel corpo e nell’anima.
Per amarci giorno dopo giorno accettando le nostre debolezze
Per guardarci l’uno con gli occhi dell’altro
Per mantenere un impegno così fuori dal tempo da darci la forza di orientare al meglio il nostro presente.

Essere pienamente insieme per gli altri
formando una nuova famiglia, dandole un nome.
Per crescere i nostri figli come figli di Dio e del Mondo intero educandoli nel pieno rispetto delle loro idee, dei loro sogni e delle loro capacità.
Per spezzare il pane nella nostra casa nel segno di un’accoglienza semplice ed autentica.
Per amare il nostro prossimo in questo mondo, come ha fatto Gesù più di duemila anni fa, operando quotidianamente per la giustizia e per la pace.

Essere pienamente di fronte a Dio
imparando a riconoscerlo nella nostra vita e a pregare senza paura.
Se fossimo capaci di essere così pienamente tutto questo
ci diremmo realizzati come donna, come uomo e come coppia.
Abbiamo scoperto un modo unico per provare a farlo:
vivere insieme giorno dopo giorno ascoltando la Parola del Vangelo, diventando così per la comunità e per il mondo un segno dell’amore che Dio ha per ogni uomo.

In una parola: SPOSARCI!

Katia, Giacomo e fra Roberto

Commenti

Anonimo ha detto…
Auguri, auguri infiniti! Vi siete "imbattuti" in una meravigliosa avventura, non semplice ma ricca ogni giorno di più!
Fatevi aiutare ogni giorno dal Signore con la Sua parola.
Con affetto
Jessica
ila ha detto…
Non posso che farvi tantissimi auguri e rubare qualche parola del bellissimo commento che Roberto ha scritto con voi e per voi. Proprio lui ha sposato Emiliano e me solo 4 mesi fa, in una calda notte di fine giugno, con una Messa unica ed incredibile, fortemente voluta e pensata fino in fondo. Non c'è traccia di noi in questo blog, ma spero che nel cuore di Roberto un segno indelebile della nostra amicizia rimarrà sempre. Auguri ragazzi, buon cammino. Ila sposa ancora piccola
Anonimo ha detto…
Sabato scorso ho partecipato alla Messa celebrata per il matrimonio di Katia e Giacomo e ho potuto vivere l'atmosfera semplice e fraterna che si è creata in quella strana chiesa che, una volta piena di gente, ha mutato il suo aspetto divenendo un ambiente caldo nonostante il candido ma freddo colore bianco e le pareti prive di qualsiasi decorazione.

E' come se quella forma di igloo fosse diventata una specie di uovo dal quale ciascuno di noi è uscito con qualcosa in più nel cuore quasi come se una parte di noi fosse nata a nuova vita.

Grazie a Katia, Giacomo, Roberto ed a tutti i presenti per avere trasformato quel momento in un'esperienza che resterà nel cuore di tutti noi.

Con affetto

Mimmo