Venerdì - XXV settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ag 1,15-2,9 / Sal 42 / Lc 9,18-22


CORAGGIO!



«Chi di voi è ancora in vita che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi?» (Ag 2,3). La casa a cui si riferisce il profeta in queste domande è il tempio di Dio, che il popolo stenta a ricostruire secondo gli antichi splendori di forma e bellezza. Noi oggi potremmo drammaticamente riferire queste domande alla realtà di violenza, ingiustizia e morte che il mondo continua a vivere, tra indignazione e indifferenza.


In «quali condizioni» ci appare l’umanità, all’alba di questo terzo millennio? Non sembra quasi un «nulla» la nostra civiltà quando, con tutte le sue conquiste e i suoi progressi, si rivela incapace di tutelare il primo e fondamentale diritto di ogni uomo? Cosa fa Dio davanti a questo fatiscente edificio umano? «Coraggio» dice il Signore «e al lavoro, perché io sono con voi» (Ag 2,4).


Ci sono momenti nei quali è davvero difficile credere nella presenza di Dio nella storia. Sebbene il Vangelo abbia illuminato la nostra intelligenza, rivelandoci il mistero dell’Incarnazione divina, ogni volta che la vita viene radicalmente negata o sopraffatta scopriamo di avere un vero e proprio abisso di incredulità dentro il cuore. Non solo per le clamorose smentite che campeggiano sulle prime pagine dei giornali, come in questi giorni a proposito della Birmania. Anche per quella piccola pagina di cronaca nera che riguarda la nostra vita, con tutti i suoi progetti e le sue sincere speranze.


Il Signore non ci offre risposte, ci riempie il cuore di promesse: «Il mio spirito sarà con voi, non temete» (Ag 2,5); «Io scuoterò il cielo e la terra... io riempirò questa casa della mia gloria» (Ag 2,7), «La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta» (Ag 2,9) «In questo luogo porrò la pace» (Ag 2,9).


Non è facile credere a queste parole. Non è semplice pregare come la liturgia ci invita a fare: «Tu sei con me, Dio della mia gioia» (Salmo responsoriale). Non è facile andare avanti quando la sofferenza ci screpola il cuore e paralizza la nostra volontà. Eppure, proprio quando il mistero del male esplode attorno a noi, intuiamo che rimuovere o aggredire lo spettacolo che ci toglie il sonno sarebbe come negare noi stessi.


Diventare discepoli di Gesù, vivere lo spirito del suo Vangelo, significa ad un certo punto attraversare la tentazione di non credere che l’amore sia una scelta perfetta e sufficiente, anche quando ci fa «soffrire molto» (Lc 9,22). «Essere riprovato... essere messo a morte» (Lc 9,22) è stato il destino che il Figlio dell’uomo non ha voluto evitare nel suo cammino di solidarietà con noi. Nella misura in cui cerchiamo di essere uomini e donne fino in fondo, andiamo anche noi incontro a questo stesso destino. La vita quando è vissuta con amore non può che diventare inevitabilmente passione e passività, perché «deve» (Lc 9,22) arrivare ad accettare la libertà dell’altro. La sua accoglienza o il suo rifiuto. La sua benevolenza o la sua ostilità. Il suo sorriso o la canna del suo fucile puntata verso di noi.


Questo è il cammino che conduce l’uomo a «risorgere» (Lc 9,22) e a testimoniare che «le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi» (Rm 8,18).


Commenti

Anonimo ha detto…
Molte volte mi sono posto la domanda del perchè di fronte a certi avvenimenti drammatici Dio non intervenga, ma anche se con difficoltà sto imparando a capire che questo limiterebbe la nostra libertà di scelta che purtroppo include la libertà di scegliere di fare del male.

Questo mi spinge a cercare di vivere con maggiore responsabilità la mia vita e le mie scelte, ma tutto ciò non risponde al perchè di alcuni miei dolori personali come la morte di mia sorella. Al tempo stesso però ho la speranza e a volte la fiducia che un giorno anche quell'evento mi sarà spiegato e riuscirò a capire veramente come anche dal male Dio tragga il bene.

Mimmo
Anonimo ha detto…
Caro Mimmo
ti ci vorrà sicuramente del tempo... e magari non sarà mai sufficiente.
Nella mia vita , ora ho 30 anni, ho dovuto superare mille difficoltà di salute che tuttora permangono nella mia vita e tantissime volte mi sono domandata il perchè della mia sofferenza.
E anche il motivo per il quale sia dovuta capitare proprio a me questa croce.
Il Signore mi vuole bene, e ha sempre dato a me i giusti aiuti e tutto piano piano sta avendo un senso.
Ti sono vicina nella preghiera.