Lunedì - XXV settimana del Tempo Ordinario

Letture: Esd 1,1-6 / Sal 125 / Lc 8,16-18


FARE E ASCOLTARE



Dopo il perentorio invito a scommettere con maggior scaltrezza sul Vangelo, appare provvidenziale l’avvio del libro di Esdra, con cui ricomincia il calendario feriale delle Scritture. Finisce per Israele il tempo della cattività in Babilonia, il Signore desta lo spirito di Ciro, re di Persia, il quale offre ai deportati la possibilità del ritorno. «Chi di voi proviene dal popolo di lui?» (Esd 1,3) è la domanda che rialza gli «sfiduciati» (Gdt 9,11) e rianima le «ginocchia infiacchite» (Eb 12,12).


La libertà torna sempre; in tanti modi. Anche quando, umanamente, perdiamo ogni speranza di poter «tornare per ricostruire il tempio del Signore» (Esd 1,5), il Signore ci sorprende annunciandoci la sua inesausta volontà di costruire il suo sogno: «la città santa, la dimora di Dio con gli uomini» (Ap 21,2-3). Non è la nostra stanchezza la misura del viaggio, ma l’ostinazione del Signore. Il «Dio del cielo» (Esd 1,2) ha però bisogno di noi per compiere questa straordinaria edificazione che unisce il cielo e la terra. Convincerci di questo è la sua e la nostra fatica.


Noi bivacchiamo volentieri. Ci dimentichiamo di essere camminatori per natura e per grazia. Volentieri ci accampiamo fuori dalla promessa; lontano dalla terra. Per questo manchiamo di scaltrezza e non riusciamo ad essere fedeli nel poco. E diventiamo quella cosa assurda che il Signore è costretto a segnalarci come possibile realtà: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto» (Lc 8,16).


Invece noi lo facciamo; non con le cose, ma con noi stessi. Sotterriamo i talenti. Nascondiamo le energie ricevute. Utilizziamo male il tempo e lo spazio. Rassegnati forse dopo un esilio lungo e triste dai nostri migliori progetti. Affaticati anche da una vita che ci ha tenuto a lungo lontano dalla gioia e dalla fecondità.


Continuando ad ascoltare le parole del Maestro, scopriamo che altro potrebbe essere il problema: una difficoltà di ascolto. Ci raccomanda infatti Gesù, per non diventare lampade sotterrate: «Fate dunque attenzione a come ascoltate» (Lc 8,18).


Esistono tanti modi di ascoltare. Più o meno attenti. Più o meno profondi. C’è un modo di ascoltare la parola di Dio che ci impedisce di fare esperienza della sua forza ricreatrice. Ne esiste un altro che fa entrare in noi lo stesso Spirito di Dio, che ci rialza e ci dona la forza per ricominciare a costruire il suo tempio e la sua gloria. Per questo «a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere» (Lc 8,18).


«Chi di voi proviene dal popolo di lui?» (Esd 1,3) dice oggi a noi il Signore. Come ascoltiamo questa parola? Siamo disposti a ricostruire le mura cadute? Ce la sentiamo di provare, ancora una volta, a scommettere sulla parola di Dio e quindi sulla nostra vita?


Il popolo accolse questa domanda, si mise «in cammino» (Esd 1,5) e «tutti i loro vicini li aiutarono validamente» (Esd 1,6). Bisogna fare per poter ascoltare la verità di quanto il Signore ci annuncia. È una scoperta antica che le Scritture ci rivelano. Il popolo che nacque nel deserto ne fece esperienza e la confessò: «Tutto ciò che ha detto Iod faremo e ascolteremo» (Es 24,7; traduzione di Erri De Luca).


Commenti

Anonimo ha detto…
Ciao Roberto,

le tue parole mi hanno fatto ripensare a quanto ci ha spiegato uno psicologo con il quale ho fatto un corso aziendale.

In particolare mi è tornato in mente come sia importante ascoltare empaticamente entrando in sintonia con chi parla ed evitando di pensare di avere la verità in mano. Chi ha la verità non è pronto a discutere e quindi non è pronto ad ascoltare.

Ascoltare è un arricchimento perchè si vede qualcosa che noi non vediamo, si impararano punti di vista nuovi e a volte si fanno scoperte sensazionali. Certamente sentiremo anche cose che non condividiamo ma è importante avere alemno un confronto civile senza il quale non possimo progredire.

Ho sperimentato su me stesso che quando ascolto mi viene anche voglia di fare e così si crea un circolo virutoso. Al contrario quando non sono pronto ad ascoltare mi trincero dietro le mie verità e questo mi porta alla stasi.

Anche se non si può avere in ogni momento un ascolto empatico, prego perchè sia capace di dilatare questa dote e fare l'esperienza di essere veramente in sintonia con coloro che mi circondano.

Mimmo