Giovedì - XXV settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ag 1,1-8 / Sal 149 / Lc 9,7-9

IN-SODDISFATTI




Dio ci parla «molte volte e in diversi modi» (Eb 1,1). Alcune volte non può che farlo attraverso quel rimorso che avvertiamo quando ci accorgiamo di aver imboccato un sentiero sbagliato.


Dopo essere tornati nella terra promessa, gli Israeliti erano riusciti ad innalzare un altare al Signore, ma non avevano ricostruito il tempio. Passarono gli anni, ed essi costruirono le proprie comode case, ma non trovarono il tempo e i mezzi per riedificare la casa di Dio. Allora il profeta Aggeo rivela al popolo il pensiero e «la parola del Signore»: «Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina?» (Ag 1,3-4).


La casa è il luogo degli affetti più cari, dove si sta insieme o da soli, dove si mangia, si dorme, ci si riposa e si progetta il domani. Noi mettiamo sempre al primo posto la nostra casa, quella dei nostri sogni e delle nostre illusioni. La casa del Signore viene sempre dopo. Vi dedichiamo un’ora del nostro tempo la domenica e magari qualche briciola ricavata qua e là durante la settimana. Diciamo facilmente: «Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!» (Ag 1,2), mentre sappiamo bene che «il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino» (Mc 1,15).


Se ci esaminiamo con sincerità questo secondo posto riservato a Dio non è innocente, né tanto meno ineludibile. La ragione per cui ci manca il tempo per pregare, per approfondire la fede, per praticare scelte di servizio risiede nelle nostro cuore. Molti svaghi, momenti di riposo, futili distrazioni riescono ad avere un posto quasi regolare nel nostro ménage settimanale.


Immersi in una cultura egocentrica ed edonista, non facciamo quasi più attenzione a quell’imperativo che quotidianamente ascoltiamo: ‘soddìsfati’! E così il criterio che determina le nostre scelte diventa l’egoismo, l’eccessiva cura di noi stessi e delle cose che ci gratificano, oppure l’indolenza e la pigrizia quando siamo stanchi.


Grazie a Dio, dopo aver messo al primo posto il nostro ventre e il nostro interesse, non ci sentiamo per nulla soddisfatti, come già rivelava il profeta al suo popolo: «Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato» (Ag 1,6).


Anche il potente Erode, dopo aver tentato di soffocare la voce di Dio che parlava per bocca del Battista «non sapeva che cosa pensare» quando sente parlare «di tutti questi avvenimenti» (Lc 9,7) riferiti a Gesù. Si interrogava: «Chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?» (Lc 9,9) e cercava di vederlo.


Anche noi restiamo improvvisamente attoniti quando la vita si rivela irriducibile ai nostri schemi. Se cerchiamo di liquidare alcune situazioni difficili che ci interpellano profondamente, arriva prima o poi la voce dalla coscienza a rivelarci il tentativo vano di mettere a tacere la voce di Dio. Possiamo uccidere le voci, ma non possiamo eliminare le domande. Possiamo anche tapparci le orecchie, ma la realtà rimane davanti a nostri occhi, pronta a far breccia dentro di noi, non appena si solleva la saracinesca delle palpebre.


Costretti a guardare le cose in faccia, possiamo scegliere di vedere più in profondità le cose, le persone, le situazioni che ci sembrava di aver sistemato con qualche scelta frettolosa, che nascondeva in realtà il nostro egoismo e il nostro peccato.


Avere rimorsi, ripensamenti, provare a ri-conoscere le cose sono le prime luci dell’alba, le avvisaglie della nostra chiamata alla conversione. Non si stanca il Signore di affidarci il suo progetto edilizio: «Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa» (Ag 1,8). Saliamo ancora l’erta della nostra vita! Prendiamo la nostra croce senza lamentele e con questo prezioso legno decoriamo il tempio di Dio.


Ci invita a farlo la nostra insoddisfazione.

Ci incoraggia la pazienza e la bontà del Signore nostro Dio.


Commenti

Anonimo ha detto…
Oggi, che ho ricevuto una notizia spiacevole e che porterà nuovamente difficoltà nel mio cammino, chiedo al buon Signore di aiutarmi a vedere questo periodo sotto una luce nuova.
Aiutami Signore a non cadere sempre nella lamentela... con questo evento di oggi hai protratto ancora in là nel tempo un mio progetto, la più grande scelta della mia famiglia.
E con estrema tristezza... Forse devo avere un cuore nuovo per cercare di vedere qual'è il vero progetto che Tu hai su di me.. che forse... non è il mio!
Anonimo ha detto…
Forza Jessi, non mollare.
Oltre al buon Signore siamo in tanti a volerti bene. E a chiedere in preghiera un aiuto per te.
Un abbraccio
Chiara 2
Anonimo ha detto…
Grazie Chiara,
io non ti conosco e non vorrei mi confondessi con un'altra Jessica. Cmq davvero grazie e un abbraccio a te!