VATTENE!
«Vattene» (Gen 12,1): imperativo breve e incisivo! Ogni uomo sulla terra lo conosce, per averlo ascoltato o pronunciato. Magari in un momento di rabbia e di rottura. Più facilmente alla fine di una tensione accumulata per stanchezza, per troppi pesi stupidamente accolti senza il consiglio di Dio. Senza aver pregato.
L’espulsione che Dio infligge ad Abramo ha tutt’altra matrice. Nasce dal bene ed è orientata alla vita: «Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione» (Gen 12,2). Pe questo non teme di chiedere un profondo distacco dai fondamenti dell’esistenza: il «paese», la «patria», il «padre» (Gen 12,1). Va’ fuori da te stesso, grida il Signore ad Abramo, il terrestre che accetta la chiamata a non possedere ma a calcare la terra. Similmente Gesù nel Vangelo: «Non giudicate, per non essere giudicati» (Mt 7,1). Cioè: uscite dai recinti (stretti) del vostro giudizio, perché «col giudizio con cui giudicate sarete giudicati» (Mt 7,2).
C’è un esodo da compiere. E in alcuni momenti della vita è davvero l’unica cosa vera da fare. Uscire. Farlo di forza, senza volere, senza capire, senza sapere dove si sta andando. Uscire perché la nostra terra è ormai una coperta troppo piccola per coprire il nostro corpo che desidera crescere fino alla «misura» (Mt 7,2) di Dio.
Altrimenti iniziamo ad appartenere alla terra, che è buona, ma non è tutto. Altrimenti continuiamo a vedere «la pagliuzza nell’occhio» (Mt 7,3) del fratello.
E non ci accorgiamo della «trave» (Mt 7,4) che è nel nostro occhio. Tremiamo impauriti davanti a quel recinto che, invece, ci chiede solo di essere oltrepassato.
«Vattene»... «e poi ci vedrai bene» (Mt 7,5) dice, oggi, il Signore Dio.
Commenti
Alimenta anche in me la fede di Abramo: che ha ascoltato, ha creduto, si è messo a cercare;ha eretto tenda e altare ovunque Tu lo hai portato. Così sia