Martedì - XII Tempo Ordinario

Letture: Gen 13,2.5-18 / Sal 14 / Mt 7,6.12-14




LA PORTA E LA VITA


L’uomo che ha ascoltato l’imperativo ad uscire dalla terra inizia a vivere una certa, straordinaria libertà. Dopo aver accettato di andarsene, Abram non esita a separarsi dal cugino Lot, quando si accorge che il «il territorio non consentiva che abitassero insieme» (Gen 13,6). Pur essendo «molto ricco in bestiame, argento e oro» (Gen 13,2), Abram non è interessato ai suoi beni, ma a salvaguardare la comunione. Per evitare il pericolo della controversia dice al cugino: «Sepàrati da me» affinché «non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli» (Gen 13,8-9).


Abramo è libero di proporre un’opportuna e santa separazione a Lot perché lo sente come suo fratello. È una decisione forte e coraggiosa! Oggi, nel clima superficiale e moralistico in cui tutti siamo immersi, non riusciamo più a trovare la forza per compiere simili scelte. Certo, nella nostra società ci sono mote separazioni, molti distacchi. Il precariato dell’affettività intasa le scrivanie degli avvocati e crea ferite profonde nei cuori, anche se poi va di moda.


La separazione tra Abram e Lot è diversa, non è la rinuncia ai costi della comunione, ma un sapiente modo di procedere per costruire una comunione che sia autentica e duratura. È una separazione intelligente, in vista di una comunione possibile nel futuro, secondo altri tempi e modi rispetto a quelli preventivati. Ne è prova il fatto che Abramo suggerisce la separazione ma lascia al cugino la facoltà di scegliere la terra nella quale vuole stare. Questo è l’indizio di una grande libertà interiore e di una rocciosa fiducia in Dio.


Alcuni distacchi nascono dal cuore che si indurisce e conducono alla solitudine. Altri invece hanno la loro sorgente in una maturità di amore e di giudizio e donano una grande libertà. Abramo non si preoccupa di conservare e aumentare le sue ricchezze, ma del rapporto con il nipote Lot e mette in pratica la regola d’oro che Gesù stabilisce nel Vangelo: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12). Abram prende la «porta stretta» (Mt 7,13) e si consegna al giudizio del nipote, il quale – naturalmente – sceglie la parte più fertile, «la valle del Giordano», «un luogo irrigato da ogni parte» (Gen 13,10). Ad Abramo rimane la regione montuosa e arida, la parte più «angusta» (Mt 7,14) della promessa di Dio.


La storia però darà ragione a questa coraggiosa scelta di Abramo. La «porta larga» (Mt 7,13) scelta da Lot lo conduce vicino a «Sodoma», dove «gli uomini erano perversi e peccavano molto contro il Signore» (Gen 13,13). La terra di Canaan, che Abram riceve sarà invece una terra piena di benedizione.


«Così si separarono l’uno dall’altro» (Gen 13,11) dice la Scrittura. E ciascuno trovò terra abbondante da percorrere «in lungo e in largo» (Gen 13,17), spazi liberi dove piantare «le tende» (Gen 13,11) dell’amicizia e della comunione. Quanta vita, quanta libertà se trovassimo il coraggio di introdurre opportuni distacchi nei nostri rapporti, lasciando all’altro il diritto di compiere la prima mossa!


Ci rimarrebbe nel cuore la speranza nella promessa di Dio, la pace di chi ha scelto «la parte migliore» (Lc 10,42) a causa delle parole del Signore Gesù, che disse: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!» (At 20,35).


Commenti

Unknown ha detto…
Ieri sera, a Morazzone, durante la messa per i giovani (in occasione della visita della Madonna pellegrina del santuario di Fatima)ho ascoltato un'omelia di cui riporto, come posso, ciò che mi ha colpito e che continua a risuonare dentro di me: la porta è stretta perché ci passiamo solo noi, è la via che conduce a ciò che ciascuno di noi è veramente, per cui Dio lo ha creato; passare per quella porta significa rinunciare ad essere ciò che non siamo, significa anche lasciare cose e persone che ci impediscono di varcare la soglia.
Inoltre, la via che conduce alla vita è angusta perché è concreta: il Signore non ci chiede di amare l'amore in generale, il Signore ci chiede di amare la vita che ci ha donato, i nostri giorni, le persone che ci ha messo accanto e che incontriamo nel nostro cammino.
Penso che questa predica mi abbia colpito perché ha parlato alla mia difficoltà di entrare nella mia storia e di vivere pienamente, con umiltà, ciò che sono, la mia quotidianità, lasciandomi guidare dall'amore di Dio.