Giovedì - X Tempo Ordinario

Letture: 2Cor 3,15-4,1.3-6 / Sal 84 / Mt 5,20-26

IL SORPASSO


Dice il Signore Gesù oggi nel Vangelo: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20). Le parole del Maestro ci suggeriscono di verificare se siamo cristiani capaci di sorpassare, oppure rimaniamo volentieri incolonnati nella corsia di coloro che si accontentano di un’apparente religiosità.


Da persona concreta Gesù fa subito un esempio per farsi capire bene: nel passato, «agli antichi» Dio diede alcuni comandamenti, del tipo: «Non uccidere» (Mt 5,21). Ma – continua il Signore – «io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello sarà sottoposto a giudizio» (Mt 5,22).


Il Signore osserva con attenzione il modo con cui procediamo verso il suo regno e si accorge che spesso assomigliamo a quei pesanti autocarri tutti incolonnati nell’estrema corsia di destra, che procedono lentamente verso la meta. Ecco dunque la sua esortazione a ricordarci che, attraverso il Battesimo, noi siamo diventati nuove creature. Non siamo più mezzi pesanti costretti a marciare piano, ma macchine sportive che possono viaggiare alle alte velocità della misericordia e della giustizia.


Quanto volte riduciamo la nostra vita cristiana ad una serie di divieti da rispettare, anche con molto scrupolo e buona volontà: non dire le parolacce, non arrabbiarsi, non parlare male degli altri, non guardare immagini sconvenienti alla televisione o al computer, ecc. Ma questo, ci ricorda Gesù, è solo il rovescio della medaglia. Il cristianesimo non è una serie di divieti da osservare pena l’espulsione nell’inferno. La vita in Cristo è un amore da poter vivere con fantasia e creatività, guidati dallo «Spirito del Signore», nel quale c’è molta, molta «libertà» (2Cor 3,17).


Non fare il male non è più sufficiente per coloro che hanno conosciuto l’amore grande di Dio. Non uccidere è una legge che anche i morti sanno osservare. Ma noi siamo vivi e dunque possiamo osare di più. Per questo se ci accorgiamo che qualcuno «ha qualche cosa contro» (Mt 5,23) di noi, smettiamo di dire le preghiere e andiamo a parlargli. L’iniziativa dell’amore e del perdono spetta a noi, per quella «misericordia che ci è stata usata» dal Signore Gesù (2Cor 4,1). Dio ha bisogno di noi per entrare in questo mondo: siamo noi la sua porta di ingresso. Noi non viviamo più per noi stessi, ma con la nostra vita, attraverso le nostre scelte possiamo predicare «Cristo Gesù Signore» (2Cor 4,5)!


Anche san Paolo ripete questo Vangelo ai cristiani di Corinto. Scrive loro: ma pensate che regalo avete ricevuto! Quando i nostri fratelli maggiori, gli ebrei, leggono la Legge di «Mosè» è come se avessero un «velo steso suo loro cuore» (2Cor 3,15). Essi capiscono il senso delle norme di Dio, però faticano ad aderirvi con tutta l’anima.


Noi cristiani invece ci rivolgiamo al Signore «a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore» (2Cor 3,18). Straordinario: quel Dio che nessuno ha mai visto e si è mostrato pienamente in Gesù di Nazaret, noi discepoli di Gesù lo possiamo manifestare al mondo con la nostra vita! Esattamente come dice l’antico Salmo: «Molti dicono: ‘Chi ci farà vedere il bene?’. Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto» (Sal 4,7).


Che grande responsabilità! Siamo diventati partecipi della nuova creazione, nella quale Dio decide ogni giorno di «far risplendere la conoscenza della sua gloria divina» (2Cor 4,6) nei nostri cuori e sui nostri volti. Che peccato quando viaggiamo stanchi e indolenti nella colonna degli scribi e dei farisei! Che peccato quando ci fissiamo sui nostri limiti anziché sulla misericordia di Dio e così anche sul nostro cuore si stende quel velo che ci impedisce di riflettere il volto di Cristo, di essere trasparenza del Risorto!


Che prezioso ammonimento invece ricordarci che, in fondo, siamo tutti in viaggio verso il regno dei cieli. E in quella affollata e bizzarra autostrada che è la vita, per noi cristiani non esistono limiti di velocità. Non perché siamo migliori, ma perché abbiamo intravisto all’orizzonte la luce della verità.


Se un limite esiste, è solo il volume del nostro cuore, l’intensità della nostra vita. Perché più di ciò che siamo non possiamo donare.


Per il resto, «non ci perdiamo d’animo» (2Cor 4,1)!

Mettiamo la freccia, gettiamo uno sguardo allo specchietto.

E poi azzardiamo il sorpasso.

Per accelerare il viaggio verso il regno dei cieli.

Cioè verso di noi e verso i fratelli.

Verso il Padre.



Commenti

Unknown ha detto…
Carissimo fra Roberto, quanta originalità nel tuo “Sorpasso”!
Bellissimo il modo in cui ci sproni a diventare cristiani di serie “A”.
Difficile però per me mettere in pratica i tuoi consigli: passare da una corsia all’altra e rimanere sulla corsia di “sorpasso”. Come fare, mi sono detta, a trovare la forza di dare questa accelerata?
Riflettendo bene la mia mente è andata a pensare ai Santi, soprattutto alla figura di San Francesco di cui sono particolarmente devota.
Egli, sebbene giovane, ricco, gaudente, è riuscito a staccarsi da tutto e da tutti, ha abbandonato ciò che sapeva di effimero, ha tagliato i fili che lo legavano a questa terra per tuffarsi totalmente in Dio.
San Francesco e tutti gli altri santi ce l’hanno fatta, hanno messo la freccia del sorpasso e sono corsi a gran velocità tra le braccia del Signore.
Tocca a me ora imitarli, seguire il loro esempio con fiducia, sapendo che lungo la strada della vita cammina con me il Signore Gesù.

Giovanna