V Domenica di Pasqua – Anno C

Letture: At 14,21-27 / Sal 144 / Ap 21,1-5 / Gv 13,31-33a.34-35


QUALCOSA DI NUOVO

Nel tempo che prepara la festa di Pentecoste, la Parola di Dio vuole guidarci ad una comprensione profonda del dono ricevuto attraverso la Pasqua di Gesù. Le letture scelte per queste domeniche pasquali sono come un grande libretto di istruzioni, che ci svela in che modo la nostra vita può cambiare per conformarsi sempre di più all’amore di Dio. Al giorno d’oggi ci capita molto spesso di dover sfogliare il bugiardino di un medicinale che assumiamo per la prima volta, oppure il manuale di un nuovo miracolo tecnologico che entra nella nostra casa. Anche il grande capolavoro di Dio che è la Pasqua di Gesù ha bisogno di un incessante lavoro di comprensione per poter essere accolta e vissuta pienamente. Per questo motivo la prima lettura è sempre tratta dal libro degli Atti, dove si racconta la nascita e lo sviluppo della prima comunità cristiana sotto la guida dello Spirito Santo. Ma è altrettanto importante il brano evangelico, che cerca di ripercorrere le grandi parole che Gesù ha pronunciato prima di morire, come un testamento da esaminare con attenzione e da mettere in pratica.


In questa quinta domenica di Pasqua c'è una filo rosso che sembra percorrere tutta la liturgia della Parola. L’Apocalisse parla di «un nuovo cielo e una nuova terra» (Ap 21,1), della «nuova Gerusalemme» (Ap 21,2), di Dio che fa «nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Anche nel Vangelo Gesù dà ai discepoli un «comandamento nuovo» (Gv 13,34).


‘Nuovo’, ‘novità’ appartengono a quel ristretto numero di parole magiche, che evocano sempre e solo sensi positivi. Nuovo di zecca, nuovo fiammante, vestito nuovo, vita nuova, giorno nuovo, anno nuovo. Il nuovo fa notizia. Perché ci piace tanto il nuovo? Non solo perché ciò che è nuovo, in genere, funziona meglio. Il motivo profondo è che la novità, ciò che non è ancora conosciuto e sperimentato, lascia più spazio all'attesa, alla sorpresa, alla speranza, al sogno. E la felicità è proprio figlia di queste cose! Se fossimo sicuri che l'anno nuovo ci riserverà esattamente le stesse cose del vecchio, né più né meno, già non ci piacerebbe più. Il nuovo ci attrae perché è ricco di promesse, gravido di speranze per la nostra vita.


Tutto questo entusiasmo però si attenua non appena ci accorgiamo che la novità di cui ci parla Dio è molto impegnativa: «che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi» dice Gesù ai suoi discepoli (Gv 13,34). L’amore è una parola bellissima, un’esperienza fondamentale per ogni essere umano. Nel contempo è una cosa difficile da vivere e, molto spesso, appare una enorme fregatura. Per questo motivo molti abbandonano la sua pratica, smettono di credere nelle sue promesse, lo vivono con molta sfiducia e prudenza. Diciamolo con onestà: il richiamo ad amare ci coglie tutti un po’ feriti e scoraggiati, come soldati stanchi che proprio non se la sentono di ritornare sul campo di battaglia.


Se facciamo attenzione al racconto evangelico, possiamo però notare che forse Dio ci sta parlando davvero di una novità, non di quello che già conosciamo e che in qualche modo ci ha deluso. Le prime parole del Vangelo ci ricordano il contesto in cui Gesù ha dato ai discepoli il comandamento nuovo dell’amore: «Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: ‘Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui’» (Gv 13,31). Tradotto in parole più semplici, il testo risuona così: ‘Durante l’ultima cena, quando Giuda se ne andò via con il cuore deluso e arrabbiato, Gesù disse: Ecco adesso potrete vedere nella mia vita l’amore autentico!’. Proprio nel momento del fallimento, Gesù invita i discepoli ad accorgersi della novità che si sta manifestando in lui: un amore diverso, un amore glorioso.


Cosa è questa gloria di cui parla Gesù? È una consistenza diversa che il suo amore è capace di esprimere. Infatti il termine ‘gloria’ in ebraico significa esattamente ‘peso’. L’amore che Dio ha per noi ha un peso specifico diverso dal nostro. È un amore che non finisce quando noi non sappiamo corrispondervi, che non si dispera quando le cose si mettono male. Quante volte nella vita ci troviamo nella stessa situazione di Gesù: non c’è più niente da fare! Gli altri si manifestano diversi da come noi li avevamo immaginati, desiderati, progettati. Persino il nostro corpo ci sorprende come un estraneo quando ci rivela limiti, malattie e situazioni difficili da accettare.


Ebbene, in tutti questi casi, là dove l’occhio umano scorge solo un fallimento, la Pasqua ci informa che possiamo fare una cosa nuova: offrire la nostra vita, prima che ci venga strappata dagli altri e dagli eventi. Questo è l’amore nuovo che il Signore ci invita a vivere! Molto diverso da quel sentimento falso, banale e stucchevole da telenovela! L’amore glorioso è una forza di carità che diventa intensa e bellissima quando diventa passiva, come vediamo nel Figlio dell’uomo che viene glorificato proprio quando si lascia arrestare e crocifiggere. Un amore radicalmente diverso da quella febbre possessiva ed egoistica con la quale spesso proviamo a vivere le relazioni d’amore e i rapporti familiari. Un amore che è disposto a perdere per poter guadagnare legami autentici, fondati sul rispetto e sulla verità.


Un amore impossibile, utopico? Forse. Però la vera, unica, novità che il mondo attende e desidera! Dio è convinto che anche noi siamo capaci di questo amore, se lo desideriamo davvero, se attendiamo con fiducia e umilmente il dono del suo Spirito.


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