Martedì della VII settimana di Pasqua

Letture: At 20,17-27 / Sal 67 / Gv 17,1-11


PER LA GLORIA

L’uomo fa ogni cosa per la gloria. La storia attesta questa irrinunciabile finalità della vita umana. Essendo creature di nobile stirpe, le nostre azioni possiedono un’innata tendenza a diventare pesanti e splendenti. Nel corso della vita questa predisposizione naturale si ammanta inevitabilmente di umiltà. Ciò avviene generalmente attraverso l’esperienza che ci mette in contatto con i nostri limiti e ci fa scoprire che è dono tutto ciò che abbiamo. Comprendiamo allora che la vera gloria consiste nel restituire «le cose» (Gv 17,7) che da soli non ci siamo dati.


In Gesù possiamo contemplare il modello perfetto di questa gloria pura, quella del Figlio che tutto riceve e tutto restituisce, essendo «spirito datore di vita» (1Cor 15,45). Alzando gli occhi al cielo, alla vigilia della sua passione, dice il Figlio al Padre suo: «Tutte le cose mie sono tue, e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro» (Gv 17,10). Non si appropria di nulla il Dio che è il principio di ogni cosa, senza il quale «niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Gv 1,3). Il Figlio conosce l’amore gratuito del Padre che tutto dona e perciò non ha paura di svuotare le mani con un medesimo gesto di restituzione assoluta nei confronti dei suoi discepoli: «le parole che hai dato a me, io le ho date a loro» (Gv 17,8).


Anche Paolo ha imparato attraverso le sue fatiche apostoliche a servire «con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove» (At 20,19) senza essersi «mai sottratto» a «catene e tribolazioni» (cf At 20,20.23). Ed è così giunto a non ritenere la sua vita «meritevole di nulla» (At 20,24), pur di «rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio» (At 20,24). Paolo è diventato figlio nel Figlio, partecipe della sua stessa gloria povera e umile, lo splendore di chi riceve e dona la vita.


Anche noi ormai sappiamo che il cuore della vita è la gloria dell’amore che si offre, nella libertà e nella gratuità. Conosciamo il volto del Padre che il Figlio ci ha rivelato. Abbiamo creduto nel grande mistero dell’Amore più grande. Ormai è in noi che il Figlio può essere glorificato o velato, nella misura in scegliamo di passare anche noi da questo mondo al Padre.


Che faremo oggi? Di quale gloria sarà circonfuso il nostro corpo, alla fine di questa giornata? Il Signore Gesù prega per noi... (cf Gv 17,9)!


Commenti

Anonimo ha detto…
Oggi la parola del Signore e davvero commovente: "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perchè siano una cosa sola, come noi"(Gv 17,11).
Gesù chiede al Padre di custodirci così come siamo,con tutti i nostri limiti, e la cosa sconvolgente che Egli prega per noi.. Mi vien da dire: cos'altro posso desiderare nella vita se non questo????
Mendico allo Sprito Santo di farmi dono di questa certezza di appartenergli in ogni momento
Unknown ha detto…
Caro fra Roberto, purtroppo l’esperienza della vita mi porta a constatare quanto la predisposizione naturale dell’uomo per la gloria non sia sempre intesa come riconoscimento dei doni ricevuti, ma si traduca, sempre più spesso, in una costante e frenetica affermazione di se stessi.
Oggi, infatti, il concetto di gloria è interpretato da molti come il necessario sgomitare per far carriera, per emergere nella società, per primeggiare a tutti i costi e a tutti i livelli. Questa realtà con cui mi confronto tutti i giorni è ben lontana dalla gloria di cui ci parli…
Io chiedo soltanto di essere testimone, per grazia dello Spirito, della vera Gloria descritta nel Vangelo: tutto ci è stato dato, tutto dobbiamo restituire al Padre per la Sua Gloria, non per la nostra.

Giovanna
Anonimo ha detto…
O Signore Gesù, che con la tua vita, la tua morte, la tua risurrezione hai glorificato il Padre, fa’ che anche noi, con la nostra vita, il nostro esempio, la nostra fedeltà a Te, diventiamo testimoni umili di quanto ci hai insegnato.
Aiutaci o Signore, facci degni di Te, del tuo infinito amore per poter, anche noi, renderti Gloria.

Lucia