Annunciazione del Signore

Letture: Is 7,10-14 / Sal 39 / Eb 10,4-10 / Lc 1,26-38

DIVINO ADULTERIO

Il calendario liturgico ci regala un interessante accostamento, facendoci celebrare la solennità dell’Annunciazione dopo la domenica dell’adultera (cf Gv 8,1-11). Il legame tra la vicenda di Maria di Nazaret e la mancata lapidazione della donna sorpresa in adulterio non appare evidente. Occorre conoscere la Legge di Mosè, che prescrive la lapidazione per una donna vergine e fidanzata che pecca con un altro uomo, soprattutto se ciò avviene «in città» (Dt 22,23). Infatti dentro le mura della città una ragazza può gridare aiuto, per evitare un rapporto sessuale non desiderato. Se non lo fa, ciò significa che è consenziente e dunque la sua colpa è indiscutibile (cf Dt 22,22-29).

Maria è «vergine» e proprio «in una città della Galilea» riceve l’audace messo dal cielo che le propone di diventare madre senza il concorso di «Giuseppe», l’uomo giusto «della casa di Davide» a cui era «promessa sposa» (cf Lc 1,26-27). Il figlio che nascerà «sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo... il suo regno non avrà mai fine» (cf Lc 1,32-33). La proposta è certo bellissima e lusinghiera, tuttavia Maria si rende subito conto che le conseguenze per lei sono terribilmente rischiose: «Come è possibile?» (Lc 1,34). Come potrà capire Giuseppe? Cosa penseranno gli altri uomini? Chi riuscirà a credere che Dio ha scelto di oltrepassare per sempre i confini della Legge con questo atto di libertà e di amore?

La misericordia, quando irrompe nella storia umana, è sempre un evento scandaloso. Non perché sia accadimento impuro, ma perché sconcertante. Davanti alla misericordia tutti inciampiamo e cadiamo per terra. Crollano le nostre false certezze davanti alla manifestazione gratuita dell’amore, perché viene profondamente umiliata la logica che presiede alle nostre azioni quotidiane. Noi calcoliamo, perché siamo egoisti che tentano di diventare giusti. Dio invece smette di calcolare, quando vuole donare gratuitamente la sua vita e il suo amore. Ecco perché quando la misericordia di Dio si manifesta in un avvenimento, tutti siamo giudicati distanti dalla sua forma pura che è la gratuità. Al cospetto della misericordia che non condanna ma restituisce la vita, gli uomini sono costretti a deporre «la pietra» (Gv 8,7) del giudizio, i peccatori si rialzano, i cuori puri ascoltano il Vangelo.

Maria acconsente al divino adulterio che salva il mondo dai suoi peccati: nel suo grembo concepisce il Figlio di Dio che assume «un corpo» (Eb 10,5) umano. La donna adultera aveva incontrato la misericordia di Gesù ed era stata salvata dalle conseguenze del suo peccato. Maria, incontrando la misericordia nel suo cuore immacolato, accetta di esporsi alle conseguenze del peccato, diventando così partecipe della salvezza di Dio: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Entrambe le donne scoprono con la loro vita la misericordia infinita di Dio che supera e compie ogni giustizia, perché capace di accoglienza e di compassione.

Sia che ci troviamo nel «profondo degli inferi», sia che stiamo volando «lassù» (cf Is 7,11) nel cielo della vita felice e serena, viene prima o poi il momento in cui Dio decide che deve manifestarsi il segno della sua misericordia. Qualche volta è la misericordia di cui noi abbiamo bisogno, per poterci riconciliare con la nostra storia e la nostra realtà. Altre volte è quella misericordia che potremmo offrire e manifestare con la nostra vita agli altri. Ciò che conta è che, ad un certo punto, la misericordia ci chiede di essere riconosciuta coma la ragione ultima del nostro vivere.

Perché è la misericordia e non la giustizia il motivo profondo di quello che accade ogni giorno: del nostro alzarci e fare colazione, del telefono che squilla, del lavoro, dei compiti, della famiglia che abbiamo o che volevamo avere, del corpo e della storia che ci sono capitati, dei volti dei fratelli che incontriamo, del bene e del male di cui siamo capaci, delle lacrime e dei sorrisi... del letto in cui questa sera riposeremo, se Dio vorrà.

Non è giusto che il sole ci illumini e l’aria ci regali respiri e attimi di vita.
È amore. È misericordia!

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