IL VISO A TERRA

Giovedì – V settimana del Tempo di Quaresima
L’itinerario compiuto da Abramo, nostro padre nella fede, rappresenta il cammino dell’uomo che accetta di giocare fino in fondo il compito della propria libertà davanti a Dio. La corrispondenza tra le promesse ricevute e la loro realizzazione storica è uno scarto che il patriarca si trova a dover percorrere in una profonda e terribile solitudine. Le notti di Abramo sono  però puntualmente confortate dalla discreta presenza di Dio, che non tarda mai a offrire i sengi della sua fedeltà al suo servo.  

In quei giorni Abram si prostrò con il viso a terra 
e Dio parlò con lui (Gen 17,3)

Il Signore sceglie di visitare Abramo, per rinnovare la speranza nel suo cuore, proprio quando il suo corpo si trova in uno stato di grande prostrazione. In quel momento, gli occhi non sono più rivolti verso il cielo con tutte le sue stelle, ma verso la polvere della terra, Abramo viene nuovamente raggiunto dal silenzio della Parola di Dio, sempre foriera di grandi e impossibili annunci.

«Diventerai padre di una moltitudine di nazioni. 
Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, 
perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò» (17,4-5)

Abramo scopre di essere chiamato padre — per sempre e per tutti — col viso spalmato sulla superficie della terra. In questa postura liminare riceve la sua identità e la sua missione. In fondo ciascuno di noi solo così va incontro al proprio destino e in fondo alle proprie preghiere. Non sui piedistalli, né in cima alle preferenze, bensì col viso a terra, dentro la coscienza di essere con e come la polvere. Proprio in questa esperienza di umiltà Dio può finalmente chiederci di pensare alla vita non come un tesoro da custodire, ma come un’offerta da compiere per non morire più. 

«In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, 
non vedrà la morte in eterno”» (Gv 8,51)

Curiosamente questa meravigliosa promessa di Gesù va incontro a una pessima accoglienza proprio da parte di coloro che sono — almeno formalmente — la discendenza di Abramo, poiché membri della stirpe uscita dalle sue viscere. Eppure, ciò non garantisce loro di saper accogliere la grande ambizione della parola di Gesù con fede e disponibilità. 

«Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto?
Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?» (8,53)

I figli della promessa di Dio non riconoscono in Gesù la fine di ogni promessa di Dio e l’inizio di una nuova alleanza. Non ci è raccontato il motivo di tanta ostilità nei confronti di chi sta semplicemente indicando l’ascolto della sua parola come principio di vita vera ed eterna. Certo possiamo immaginare quanto il loro viso fosse lontano. Assai lontano dell’umiltà della terra. 

Commenti