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Giovedì – V settimana del Tempo Ordinario
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Il volto del Signore, così come appare in prima battuta nel vangelo di oggi, sembra contraddire l’immagine del Dio della Genesi, un creatore così attento e premuroso da accorgersi della solitudine dell’uomo e attivarsi per risolverla. Al contrario, Gesù si mostra addirittura sordo — per non dire insensibile — alle suppliche di una donna che, superati gli sbarramenti protettivi, si getta ai suoi piedi e lo prega per la sua figlioletta tormentata da uno spirito impuro.
Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli,
perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini» (Mc 7,26-27)
In realtà, nemmeno il Creatore sembra capace di offrire immediatamente all’uomo solo ciò di cui ha bisogno. Il primo tentativo, infatti, non estingue il problema della solitudine. L’uomo si rapporta con animali e uccelli, ma non trova l’aiuto che sta cercando. Allora il Signore dà fondo alle sue energie e corregge, ancora una volta, il suo disegno d’amore. Nel sonno regala all’uomo il sogno che plasmerà tutti i passi della sua vita: ogni suo esodo e ogni suo ritorno.
Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne.
La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta» (Gen 2,23)
Anche le maniere scorbutiche e ruvide del Maestro non risolvono subito il problema. Ma, in seconda battuta, conducono la donna in cerca di un aiuto adeguato a formulare — con la voce e con il cuore — un’esclamazione che porta a compimento quella di Adamo nel giardino di Eden. Paragonandosi a un cagnolino e considerando briciole ciò di cui è alla ricerca, la donna non esprime rassegnazione, ma si rivela piena di fiducia di fronte a chi ha riconosciuto come sensibile e premuroso alleato.
Ma lei gli replicò:
«Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli» (Mc 7,28)
Dio non ha creato un mondo privo di bisogno (Genesi) e molto spesso ascolta senza rispondere (vangelo). Il suo amore per noi è così bello e sicuro da lasciarci spesso nella fatica della ricerca e dell’attesa. Nei suoi silenzi e nella sua apparente insensibilità alle nostre richieste dobbiamo saper ascoltare una parola, che vuole cingerci in alleanza, che vuole renderci figli convinti e contenti. Una briciola di riconoscimento che ci può far sentire come «cagnolini» che scondinzolano felici, come esseri «nudi» che non devono provare «vergogna». O come bimbi, che dopo la bufera, possono tornare a dormire e a sognare.
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto
e il demonio se n’era andato (7,30)
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