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Martedì – I settimana di Avvento
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Il tempo di Avvento è iniziato con un invito a vegliare, ad aprire bene gli occhi, per poter incontrare il Signore che è venuto, che viene e che verrà a salvare tutta la (nostra) storia. Il vangelo di oggi ci svela un segreto, indicando un gesto sempre troppo trascurato dai nostri meccanismi religiosi: la lode. Il Maestro viene fotografato proprio così, mentre esultando apre le braccia al cielo e si lascia andare a un momento di pura allegria e gratitudine nel suo spirito.
«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Lc 10,21)
Prima di diventare voce sulle labbra, la lode è un atteggiamento del cuore, anzi un modo di vedere la realtà, così attento e mite da saper scorgere la presenza di Dio e del suo bene dentro le pieghe della storia. Ma non si tratta di una preghiera ingenua. La lode sa selezionare e distinguere, così come sempre l’amore non ha timore di fare. Tra le forme di preghiera, è forse la più bella. Non intende infatti perseguire alcuno scopo, non si esprime per ottenere qualcosa. Assomiglia a un canto libero, che sgorga unicamente per esprimere la sua gioia. La lode ci educa a saper guardare la storia con speranza, a volgere lo sguardo in avanti con ottimismo, certi che Dio non si dimentica né di noi, né delle sue promesse.
«Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1)
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